loc. Gessi, Zola Predosa (BO)
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Storia

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La storia di questi luoghi ha origini molto antiche e tutto quello che è stato faticosamente recuperato e ricostruito tra l’800 e il 900 e che ha permesso la scrittura di tanti libri, documenti e articoli che ancora oggi vengono presi come riferimento nel raccontare quello che fu, in realtà hanno già avuto modo di essere parzialmente smentiti o comunque corretti in diverse sedi per vie non del tutto ufficiali da storici di epoca più recente.

Questo non toglie il fatto che gli avvenimenti più significativi siano davvero successi e che tutta l’area sia stata davvero teatro di una storia quasi surreale.
Surreale perché chi oggi frequenta queste zone per una semplice camminata rimane sicuramente incantato dalla natura, dai percorsi piuttosto impegnativi e dal panorama inaspettato visibile soprattutto da Monte Rocca ma rimarrebbe esterrefatto nel momento in cui gli verrebbe raccontata un po’ di storia. Non si aspetterebbe di certo che oltre a quanto è già a disposizione di tutti, ci sia anche un passato cosi interessante e assurdamente nascosto e davvero poco conosciuto.

La pandemia iniziata nel 2020 ha cambiato radicalmente la vita di tanti ma ha consentito anche un diverso rapporto con le cose di casa nostra. Come è capitato un po’ dappertutto nel mondo, anche a Zola c’è stato un riscoprire il proprio territorio o per molti uno scoprire per la prima volta il proprio territorio.

Tanto per cominciare in pochi sanno che il Gesso c’è anche qui. Per tutti Gesso significa Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, ovvero un parco di quasi 5000 ettari, famoso, protetto, riconosciuto e meta di migliaia di escursionisti.

Nessuno si immagina che sul lato occidentale di Bologna, esista un modesto affioramento gessoso, simile in tutto e per tutto al suo fratello maggiore, che costituisce anch’egli un piccolissimo “parco”, quasi sconosciuto, protetto in parte e insufficientemente riconosciuto, meta fino a poco tempo fa di pochissime persone.

Si perché tolte le onorificenze e la dimensione del Fratello maggiore, qui si trovano esattamente le stesse condizioni, in un ambiente ristretto, quasi famigliare, quasi incontaminato e quasi “terra di nessuno” dove in questo momento storico (forse irripetibile) si può godere un assaggio di natura vera, primitiva, impegnativa e scarsamente antropizzato.

Verrebbe da chiedersi come mai un posto cosi bello non sia famoso.

Il motivo principale è che si tratta di un terreno privato. 27 ettari e cioè quasi tutta la Valle dei Gessi è stato territorio di Cava, cioè di estrazione del gesso.

Dell’attività di estrazione del gesso in questa area se ne trova traccia sin dal 1269 quando compare, nell’elenco dei terreni appartenenti al monastero di San Proloco, una cava di gesso (un “gessatum”) affittato per canone annuale di 8 soldi a tale Johannes Guidonis.

Dai pochi cavatori che  vivevano in piccole casupole presso i forni di cottura si passò, agli inizi del 900, all’utilizzo di manodopera salariata e dipendente dalle famiglie che per secoli si dedicarono a questa attività: i Fontanelli, i Nanni, i Testoni.. manodopera che fu alloggiata in modeste case anch’esse edificate in blocchi di selenite.

L’attività gestita dalla ditta Alfredo Bonazzi, proprietaria di una vasta area, venne ceduta nel 1957 alla IECME (Gruppo Rosmino), dalla quale passò nel 1968 alla Gessi Emiliani Spa (F.lli Fiorini) che cambiarono radicalmente il metodo di estrazione, introducendo la coltivazione industriale in galleria.

L’attività si svolse sotto Monte Castello e Rocca, con camere su vari livelli collegate da rampe e gallerie di 10 metri di larghezza. Con il nuovo metodo la produzione giornaliera passo da 60 quintali a 3.500 quintali.

L’attività di estrazione si concluse definitamente nel 1991 ma prosegui quella di trasformazione fino al 1998 quando venne abbattuto lo stabilimento costruito alla base della valle dei Gessi, dove oggi è presente una distesa di asfalto chiusa da un cancello giallo e dove sorgerà in futuro il nuovo parco dei gessi.


Ma l’estrazione del gesso è solo una parte di storia, sicuramente importante e che si è conclusa si fa per dire recentemente.

Un’altra parte di storia, meno conosciuta risale agli anni 20 quando il turismo termale portava a Zola numerosi benestanti per la cura ‘delle acque’.
Non tutti potevano permettersi il viaggio alle terme ‘della Porretta’ o di Montecatini, quindi in luoghi prossimi alla città si moltiplicavano le iniziative di valorizzazione delle diverse ‘acque’ ritenute salutari o curative. Gli abitanti di Riale frequentavano le acque ‘solforose’, per la cura delle affezioni croniche addominali.
A Gesso due le fonti curative: la prima, detta ‘Staca’ era nei pressi della chiesa parrocchiale di Santa Maria; l’altra, più frequentata, era la sorgente di acqua sulfurea che sgorgava sotto il versante della Ducentola. Lo zolfo disciolto conferiva il caratteristico odore di uova marce, secondo i medici buon rimedio per le malattie della pelle.

Sempre all’inizio del ‘900 c’era qualcuno che era interessato alle grotte naturali presenti in zona. Quel qualcuno era Luigi Fantini (classe 1895) che con il gruppo speleologico bolognese di cui era fondatore, si addentrò nella famigerata Grotta Michele Gortani, la più lunga grotta dell’Emilia Romagna con oltre 2km di estensione. Mai nessuno prima di allora aveva avuto il coraggio di entrarci. Da quella esplorazione e dalle tante altre che fece nella numerose grotte Bolognesi nacque un libro, che divenne un riferimento assoluto: Le Grotte Bolognesi (1934) dove descrisse dettagliatamente la Gortani chiudendo il capitolo con questa frase:

Questa interessante cavità potrebbe con non eccessiva spesa essere resa accessibile al pubblico, costituendo così una nuova attrattiva al paese di Gesso, dai pittoreschi e bellissimi dintorni (Monte della Rocca, Monte Castello, Monte Capra, ecc.) da cui si godono incantevoli panorami. La sua valorizzazione, come quella delle altre grotte bolognesi, è attualmente allo studio da parte degli enti preposti allo sviluppo turistico della nostra città.” Purtroppo non troverà mai luce questo progetto perché anni dopo, a causa dell’esasperato e incontrollato lavoro di cava per l’ estrazione del gesso la Gortani subirà un importante crollo che la renderà per sempre impraticabile.

All’intero della grotta Gortani, negli anni 90, sono stati ritrovati armi e munizioni risalenti alla seconda guerra mondiali. Si è cosi capito che la Gortani, durante la guerra, era diventata rifugio dei partigiani.


Dall’alto di via Predosa, negli anni 50 la Valle dei Gessi si presentava cosi:

All’inizio di Via Gessi e della Valle dei Gessi, dove oggi sorge il famosissimo ristorante “Nuovo Parco dei Ciliegi” c’era il frutteto di ciliegi facente parte del podere Abè.
Nel 1964, il gessarolo Mentore Nanni, all’ombra degli alberi da frutta apri il primo piccolo chiosco di crescentine e tigelle.

Le scuole elementari oggi sono abitazione privata e nella piccola struttura poco più sotto oggi sorge il Centro Civico “i Gessi”.

Ditta “Nanni Uberto” Fabbrica di Gesso (OGGI)

Ex scuole elementari (OGGI)

IN EPOCA PIU’ RECENTE l’area ha visto nascere il sentiero più famoso di Zola Predosa “il sentiero dei Gessaroli” diventato sentiero CAI 102. E’ un pò la spina dorsale della Valle dei Gessi nonchè la sua porta di accesso.

Purtroppo però il sentiero dei Gessaroli nasce in un contesto di grande fragilità e mantenerlo aperto e agibile non è affatto facile. A causa della sua verticalità in alcuni punti durante le grandi piogge il sentiero diventa ruscello e poi fiume appianando qualsiasi tentativo di creare gradini o terrazzamenti che ne dovrebbero facilitare la risalita. Tutta la prima parte di sentiero inoltre fiancheggia la parete EST di Monte Rocca e da qui non è raro che si stacchino pezzi di Gesso più o meno grandi che ricadono inevitabilmente sul sentiero e richiedono periodiche manutenzioni.

Nel 2014 un grosso masso è rotolato giu da sentiero fermandosi al di fuori di esso, ma questo è stato solo un segno premonitore di quello che successe poi nel 2022, il 26 giugno, quando una enorme frana (circa 1.200 m3) è letteralmente precipitata sulla parte iniziale del sentiero distruggendolo completamente, lambendo la vicina abitazione e distruggendo le macchine marcheggiate di fronte ad essa. Anche in questo caso è stata una fortuna colossale che in quel momento (una domenica mattina) non ci fosse nessuno sul sentiero. Un vero miracolo.

Nell’immagine sottostante è possibile vedere nel dettaglio il punto di frana mettendo a confronto due foto della parete EST di Monte Rocca. Una precedente alla frana e una successiva.

L’enorme pietra di gesso che si è staccata dal versante EST di Monte Rocca.

I danni di questa frana costrinsero il comune di Zola Predosa a chiudere il sentiero e interdire tutta l’area.

A distanza di pochi mesi (Natale 2022) sempre il comune di Zola Predosa ha provveduto a mettere in sicurezza l’area e l’abitazione provvedendo al disgancio dei massi ancora pericolanti e costruendo una vera a propria barriera a protezione della casa stessa.

Purtroppo per l’area di Monte Rocca e Castello non è ancora finita. A Maggio 2023 una pioggia torrenziale, di quelle che non finiscono più mette a dura prova la tenura del gesso di cui è costituita tutta questa zona e porzioni di sentiero sparsi in qua e in la subiscono ingenti danni. Le immagini qui sotto si riferiscono al versante nord di Monte Castello.

Un altro punto che subisce ingenti danni è il sentiero che sale dal Parco Verde località Fontanelle (divenuto nel 2023 CAI 202) e che si inerpica sul versante OVEST di Monte Rocca passando per il fantastico orrido di Rio Chiaro, ma anche una buona parte di Percorso Vita (CAI 209) che fiancheggià il torrente Lavino e che impedirà per qualche mese i collegamenti tra Zola e Calderino.

Ma grazie al fantastico lavoro del CAI Bologna Ovest che si spende tantissimo per mantere efficiente i sentieri di tutta questa area, nel giro di pochi mesi nascono numerose varianti che tagliano fuori tutte le aree interdette, dal Percorso Vita (CAI 209), all’orrido di Rio Chiaro (CAI 202), alla parte iniziale del sentiero dei Gessaroli (CAI 102).

Dopo decenni e decenni il sentiero dei Gessaroli cambia la sua forma. Nella sua parte iniziale non passa più sotto la parete EST di Monte Rocca ma la prende più larga, girando sul fondo valle, a fianco del Rio Gessi per poi risalire dopo l’area interessata dalla frana e ricollegarsi con il percorso storico più avanti. 1/3 del sentiero più famoso di Zola Predosa è perso per sempre.

E cosi che i percorsi tornano ad essere tutti percorribili, mantenendo alta l’attenzione perchè ormai è chiaro a tutti che la bellezza di questi luoghi va di pari passo alla sua enorme fragilità.


Il 19 Settembre 2023 diventa una giornata storica per Zola Predosa e per l’area della Valle dei Gessi.
In questo giorno, dopo un iter durato anni che ha visto coinvolte tantissime associazioni e politici a tutti i livelli, arriva il più bel riconoscimento al mondo. PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’ UNESCO.

https://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/i-gessi-e-le-grotte-dell-appennino-emiliano-romagnolo-patrimonio-mondiale-dell-umanita?fbclid=IwAR2L27_9mJMlk6op9qoKGr5VeVtxu1CMw9ijh-QXU8TNe1VyO0-sm81scEY

COSA SUCCEDERA’ ORA??


Il 19 Ottobre 2024 diventerà l’ennesima data da ricordare per la tragica alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna e Bologna.

Concentrandoci solo ed esclusivamente sul territorio di Monte Rocca e Castello e zone limitrofe gli effetti sono stati particolarmente distruttivi. A partire dal Percorso Vita che è stato devastato in prossimità di Via Don M.Fornasari dove già nel 2022 aveva subito notevoli danni dicendo addio al cippo omonimo che pochi mesi dopo era stato prontamente reinstallato dal comune. Ma stavolta gli effetti sono ancora più devastanti. Oltre al nuovo cippo inghittito nuovamente dalla furia del torrente Lavino la massa d’acqua caduta in poche ore ha fatto raggiungere al nostro amato torrente una dimensione mai vista prima. Lo dimostrano i dati del sensore del livello idrometrico posizionato sul ponte in centro a Lavino di Sopra che fa registrare un vero e proprio record.

Per la prima volta nella storia a memoria d’uomo il Lavino è uscito dai propri argini anche in Vicolo Marchi, storica via di Zola Predosa dove abitanti locali da generazioni non ricordano di aver mai visto un avvenimento del genere e di anno in anno la situazione diventa sempre più catastrofica cosa ci dobbiamo aspettare negli anni avvenire?

Il letto del torrente ha subito una radicale trasformazione mangiado centinaia di metri di percorso vita e allargando il suo letto di almeno 3 volte. La botta è stata tremenda. Non sappiamo come potrà risollevarsi il nostro amato sentiero.

In zona Collinare le cose non sono andate meglio perchè il sentiero dei Gessaroli ha nuovamente subito crolli e danni nella parte più alta dove il CAI Bologna Ovest aveva già lavorato pesantemente per elaborare varianti fruibili. Come sempre non ci si perde d’animo e il gruppo di volontari è già al lavoro per ripristinare l’amato percorso CAI 102.